Confesso che la nostra prima reazione sia stata l’abiura dell’architettura: l’idea di perseverare negli stessi meccanismi e di cambiare lavoro solo per ricominciare tutto da capo (un’altra volta) in un posto praticamente identico non era particolarmente allettante.
Ma, a quel punto, il vuoto. Che fare? La nostra preparazione e la nostra esperienza sono settoriali e monotematiche, almeno all’apparenza. Ma sappiamo fare solo questo? In fondo la categoria degli architetti viene sempre accusata di sapere un po’ di tutto e di non essere veramente esperta in niente, ma si dice anche che sia creativa e si sappia facilmente reinventare: quindi perché non sfruttare questo talento?
Abbiamo provato a seguire questa idea.
A chi non piacerebbe avere quel lampo di genio che ci porterà ad essere i fondatori della prossima startup di successo?
Il dato di partenza era che il tempo a nostra disposizione per giocare ad un nuovo lavoro fosse davvero poco e che quindi inizialmente dovessimo testarci su qualcosa di semplice: un esercizio, possibilmente divertente, da sviluppare con un aiuto esterno.
Per farla breve, abbiamo deciso di inventare una app per smartphone. Sì, già nel titolo ho anticipato che si trattasse di un’idea (poco) geniale.
Ma che tipo di applicazione? Una app che fornisse uno strumento utile al lavoro dell’architetto, magari da utilizzare in cantiere? Una app che consigliasse il posto migliore dove trascorrere una serena pausa pranzo? Un’utile app per il riconoscimento dei funghi velenosi?
Beh, no. Essendo donne e vanesie, la nostra app avrebbe risolto un annoso problema quotidiano: scegliere al posto nostro come vestirci al mattino.
Solo dopo esserci invaghite dell’idea, aver fantasticato per giorni sui dettagli e averne compreso il potenziale target, ci siamo rivolte a Google per una piccola, tardiva, verifica di base.
Il verdetto è stato impietoso: esistono almeno una decina di applicazioni identiche, ma proprio identiche, a quella di nostra geniale ed originale invenzione. Se ne parla, per esempio, qui.
Questa lunga premessa per arrivare alle seguenti conclusioni.
- Che, nonostante tutto, un gruppo di brainstorming potrebbe funzionare perché una volta partiti a tirare fuori delle idee, non ci si ferma più. Un pensiero porta ad un altro, ed una mente un po’ atrofizzata si rimette in movimento e prima o poi tira fuori qualcosa di buono.
- Che per il principio dei sei gradi di separazione, un programmatore che ci potesse aiutare l’avevamo anche trovato (già addirittura fra il primo e il secondo grado!). Questo per dire che, potenzialmente, il modo per realizzare davvero un’idea è più vicino e facile di quanto si possa pensare.
- Che se si vuole mettere in pratica sul serio un’idea in cui si crede, non bisogna vergognarsi di chiedere consiglio e che farsi aiutare da chi è più esperto non è peccato.
- Che l’idea di un’app utile alla nostra professione forse non è il nostro obiettivo, ma magari per altri può rivelarsi buona. Tu ci hai mai pensato? Ce ne potrebbero essere di semplici, ma innovative, da inventare? Ti consigliamo solo di verificare che non esistano già: noi abbiamo trovato queste.
- Che, per concludere, pensare in quattro è molto più proficuo che farlo da soli e che da un’idea criticabile buttata lì da un singolo, insieme si può arrivare lontano.
- tempo
- coraggio
- fondi
- convinzione
- esperienza
Hai detto niente.
p.s.: Ringrazio Giada per avermi regalato la gomma che si vede nella foto. La trovate nel bookshop del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia a Milano.
Io da libera professionista (non architetto), mi sono trovata spesso a fare brainstorming con il bonsai che ho sulla scrivania per trovare un’idea geniale per una nuova startup. Il fatto che l’app sia già stata inventata non ti deve scoraggiare secondo me: qualunque idea ti venga, molto probabilmente è già stata implementata in qualche modo. Tutto questo per dire che, dietro alle idee ci sono le persone e “il come” l’idea viene realizzata. Per cui se le altre app fanno la stessa cosa, magari voi potete aggiungerci particolari che mancano: ti suggerisco come vestirti in base agli appuntamenti che hai nel calendario di google sincronizzato e se vuoi ti mando su WhatsApp come si è vestita l’attrice che ti piace etc… questi sono esempi stupidi ma era per rendere l’idea.
Ciao Arianna (e un caro saluto anche al bonsai!), in effetti abbiamo fatto anche noi lo stesso ragionamento: chi si inventa più qualcosa di nuovo al giorno d’oggi? Tutto è implementabile e migliorabile. Da tenere presente per la prossima idea (poco) geniale: ormai questa è andata!